“L’ozio è padre dei vizi”. I detti antichi non si sbagliano mai! Tuttavia, nell’arco della propria vita, è necessario che ci siano dei momenti di ozio, di riposo. Lo ha fatto anche Dio: “e il settimo giorno si riposò”. Si riposò dopo aver creato! Ed è proprio da qui che volevo iniziare: ozio e creatività.

E’ vero: se una persona nella sua esistenza vive sempre nell’ozio, non sta solo oziando, ma ha fatto dell’ozio il proprio lavoro (neg-ozio). Infatti, è un vero lavoro quello di non fare nulla e di combattere con i propri mostri e le proprie paranoie 24 ore su 24. Lavoro poco retribuito ma, ironicamente, è pur sempre un lavoro! Uno spreco di energie.

Se invece ci si concede solo qualche momento di ozio, questo può aprire le porte alla creatività. In queste pause si passa da un sé che costruisce a un sé che trova il tempo per osservare e sistemare ciò che si è creato. Ma per fare ciò occorre anche saper sostare.

Chi non apre la porta alla contemplazione non può saper gustare i frutti del proprio lavoro. L’ozio, dunque, non è solo padre dei vizi, ma è anche un tempo per la gioia, la condivisione e la soddisfazione.

Ma un sano ozio non è solo creatività e contemplazione. E’ anche saper ragionare. Questo, in fondo, fu il mestiere di Socrate. Girando per Atene aveva la missione (così ordinava il suo δαίμων) di dire a chiunque “Alt! Fermati e ragioniamo insieme”.

Oggi tra gente che corre sulle scale mobili, tra chi ha l’agenda piena di impegni e si concede pochi e tristi simposi discotecari, sarebbe necessario un nuovo Socrate che ci potrebbe invitare a saper creare, contemplare e ragionare. Chi siamo? Dove andiamo?

Ma visto che tutti sappiamo la fine che fece il nostro filosofo, nessuno di certo si prenderà la briga di portare in giro l’arte della maieutica.